Concorso di Scultura "Antonio Canova"

 

Il 25 settembre 2012 si è svolta la Cerimonia di Premiazione presso la Villa Guerrieri Rizzardi a Pojega di Negrar in Valpolicella.
La giuria composta dalla direttrice della Fondazione Musei civici di Venezia Gabriella Belli (presidente), la scrittrice e produttrice Isabella Bossi Fedrigotti, il direttore della Fondazione Canova Mario Guderzo, la collezionista d’arte Giuseppina Panza di Biumo, l’artista Nunzio Di Stefano e il curatore del Museum Boijmans Van Beuningen di Rotterdam Francesco Stocchi, insieme al comitato d’onore composto da artisti del calibro di Arnaldo Pomodoro, Nicola Carrino, Pino Castagna, Eliseo Mattiacci e dal presidente della Fondazione Canova Giancarlo Galan mi hanno attribuito una menzione speciale per la scultura “La poetica del nido” immediatamente dietro al vincitore del Concorso Alberto Gianfreda.

Essere finalista al III° Concorso di Scultura “Antonio Canova” e avere ottenuto una menzione speciale dalla Giuria significa dare un senso profondo al tempo che ho trascorso nei boschi a contatto con la natura e il verde della Brianza. Raccogliere e intrecciare i rami degli alberi caduti a terra è come sentire risuonare un’eco nella valle della Valpolicella. Scoprire la campagna Veronese è un po’ come ritrovarsi in un luogo incontaminato in cui ogni cosa è preziosa: di giorno si tinge dei colori più brillanti e dorati dei suoi verdi paesaggi, di sera dei rossi tramonti. Quando sono giunta a Negrar nella Villa dei Conti Guerrieri Rizzardi ho visto l’opera “La poetica del nido” posta su un piedistallo e sullo sfondo si è aperto l’incanto del giardino di Pojega.

“La poetica del nido” nasce dalla scoperta che ho fatto dell’Isola Comacina, sul lago di Como, avvenuta nel marzo 2010. Quest’isola è di proprietà dell’Accademia di Belle Arti di Brera. E’ un’isola molto piccola e fino ad oggi vive nel silenzio, nella pace e nella sua solitudine. La storia dell’isola ci svela che subì molte guerre e devastazioni, epidemie e incendi. Durante il periodo Longobardo la Regina Teodolinda fu l'ultima ad abitarla. Quando sono arrivata sull’isola Comacina ho cercato di rievocare la sua storia “ridisegnandola”. Al mio passaggio sull’isola, sono stata rapita da un cumulo di vegetazione bruciata, riposta sulla collina più alta: erano le ultime “tracce” lasciate dall’uomo. In quella “nicchia” un po’ fonda appena scavata nella terra, si è svelata ai miei occhi l’impronta di un nido … Dapprima quei segni mi sono apparsi come una ferita, da cui sviluppare la tematica del nido, poesia della vita. Visitando la Valpolicella ho subito lo stesso fascino e ho ammirato le mani maestre dei contadini e degli agricoltori capaci di ridipingere la campagna. L’atmosfera della cerimonia, in un contesto così elegante ed accogliente, immersa in un giardino principesco, hanno reso prezioso ogni mio gesto. Le emozioni che provo ancora oggi descrivono la “semplicità” di questo intreccio, parola per parola. E in quella Valle conservo le parole dello scultore Nicola Carrino che mi ha confidato di non preoccuparmi del futuro, perché il presente è l’avvenire del passato. Non lo dimenticherò, grazie.

 

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